Il Pantheon

Racconto inedito di Barbara Fiorio.

Illustrazione di Emilio Lecce, tratta da "Cromoroma. 30 vedute da colorare della Città Eterna" ed. Gallucci editore.

 

Sono seduti al tavolino di fianco al mio, avranno dieci o undici anni. Lui, biondino e abbronzato, pantaloni corti e maglietta di Star Wars, ha uno spiccato accento romano e una palese cotta per lei. Lei, riccioli castani, abitino azzurro e un cono gelato in mano, sa già come sorridere a un maschio e fargli tremare i pensieri. Si sposta una ciocca di capelli e indica il monumento di fronte a noi. "Quello cos'è?"
Il ragazzino gonfia il petto con orgoglio autoctono. "È il Pantheon. Lo hanno fatto gli antichi romani."
Lei annuisce e lecca cioccolato e fragola insieme. "A cosa serviva?"
Non lo sa, lui, ma cederebbe la maglietta piuttosto che ammetterlo. I genitori bevono spritz e chiacchierano tra loro, nessuno corre in suo aiuto. Prende respiro e tempo e finalmente incrocia il mio sguardo. Gli indico il cielo e apro le mani in adorazione. Si illumina. 

"Era una chiesa" le dice. Poi sbircia un’altra volta e mi vede mandare il tempo all'indietro con la mano. Capisce, è sveglio.
"Cioè, una chiesa antica, non come le nostre. Era degli antichi romani."
Alzo il pollice in su. Si rilassa.
Lei finisce il gelato con gli occhi sul Pantheon. "A quei tempi c’erano gli dei, vero? Di quale dio era?"

Formo una sfera con le mani e la parola con le labbra.
"Tutti" traduce subito lui. Bravo.
Lei sgrana gli occhi e lo guarda. "È una chiesa di tutti gli dei?"
Sì, gli faccio con la testa. "Sì" fa lui, alzando pure una spalla come a sottolineare l'ovvio.

"Avrà almeno duecento anni" esclama lei.
Eh, il tavolino da cui ha preso l’aranciata avrà duecento anni, vorrei dirle, ma devo aiutare il giovane Cicerone. Due dita e tre zeri disegnati nell'aria per poi indicare un quasi. Non sono proprio duemila ma siamo lì, dai. Raccoglie anche questa, la Forza scorre in lui.

"Quasi duemila" le dice.

Lei si accascia sulla sedia. "È bello come Disneyland!" dichiara sognante.
Io e lui ci guardiamo e alziamo entrambi gli occhi al cielo. Che gli dei la perdonino.